La vita negli anni 60, in Puglia, era impegnativa, ma allo stesso tempo offriva grandi prospettive di sviluppo e di miglioramento. Anche nei paesi di provincia, come quello in cui era nato e viveva Pantaleo, si respirava aria di progresso, e nonostante le famiglie più umili svolgessero le stesse attività di un tempo, gli animi di tutti erano proiettati verso un futuro più roseo e prospero.

Pantaleo, che frequentava la scuola elementare e che aveva compagni di ogni estrazione sociale, aveva grandi aspettative e sognava di possedere, un giorno, un frantoio tutto suo da condurre insieme alla sua famiglia, perché credeva che fosse molto importante proseguire l’attività avviata tanti anni prima da suo nonno.

Preso da questi pensieri, Pantaleo viveva l’arrivo del Natale come lo vivevano tutti i bambini della sua generazione. Progettava i giochi da fare con i cugini e gli scherzi da fare a suo nonno, uomo rude e brontolone. Pregustava pietanze sopraffine, che il resto dell’anno si poteva solo sognare, e fantasticava sui regali che avrebbe desiderato ricevere e che puntualmente non riceveva.

Per lui ogni anno nel pacco c’era qualcosa che il nonno definiva utile: “Pantalè, vedi che bello questo maglioncino! Quando lo indosserai, tutte le bambine della scuola si gireranno a guardarti e tu, oltre a stare più caldo, sarai anche più bello”. E ancora, guanti felpati, calze lunghe da indossare sotto ai pantaloni durante le giornate più fredde, passamontagna di lana “Che qui le montagne non ci sono, ma il vento affila ugualmente” e maglie intime per “tenere i reni belli coperti”.

Nessuno aveva capito che Pantaleo desiderava altro. Sì, le robe nuove e calde erano sicuramente utili, ma lui si sentiva già grande e sognava di ricevere qualcosa che confermasse la sua maturità. Intorno a lui tanta incomprensione e Pantaleo non se la sentiva mica di chiedere direttamente il regalo tanto atteso… piuttosto sperava che qualcuno gli leggesse il pensiero. E così fu.

La nonna, che aveva una sensibilità spiccata e che, contrariamente al nonno, era in grado interpretare i suoi desideri, sapeva benissimo quanto Pantaleo desiderasse essere considerato “grande” ed essere di aiuto alla famiglia. Per questo, l’anno in cui Pantaleo si accingeva a iniziare la quinta elementare il suo sogno si avverò.

Era un pomeriggio frizzantino di dicembre. Pantaleo trovò un pacchetto ben confezionato ai piedi dell’olivo dove di solito andava a ripetere le lezioni. Accanto al regalo ben impacchettato, un biglietto scritto a mano. La scrittura, inconfondibile, era quella della nonna, l’unica capace di leggere i suoi occhi e di ascoltare il suo cuore.

“Mio caro Pantaleo, ti svelo un segreto che non devi rivelare a nessuno, soprattutto al nonno, perché il vostro rapporto è speciale e tale deve rimanere. Il giorno della tua nascita, il nonno ha comprato per te questo regalo e mi ha chiesto di dartelo lasciando che io me ne prendessi tutti i meriti. Non puoi immaginare quante volte mi abbia invitato a consegnartelo, ma io non l’ho fatto costringendolo ad aspettare il momento giusto. Quel momento è arrivato a distanza di 11 anni, ma questo regalo, inconsapevolmente, ha influenzato il tuo carattere e forse influenzerà anche il tuo futuro. Il nonno ti sa capire più di me, ma sai com’è fatto, gli piace fare il burbero, eppure è più sensibile di un bambino. Scartalo con cura e domattina a colazione fai i tuoi soliti scherzetti al nonno aggiungendoci distrattamente un abbraccio. Lui capirà”.

Pantaleo non stava più nella pelle. Possibile che il nonno fosse riuscito a fare qualcosa in grado di incontrare il favore totale della nonna? Cosa avrebbe mai potuto contenere quel pacco? Si sedette ai piedi dell’olivo e, così come richiesto dalla nonna, scartò il regalo con estrema cura. Al suo interno c’era la “ciambe” (un rastrello, ndr) che gli avrebbe consentito di partecipare “da adulto” all’imminente raccolta delle olive. Con la “ciambe” avrebbe potuto finalmente raccogliere le olive pettinando delicatamente i rami più bassi.

La nonna aveva ragione, il nonno aveva letto il suo pensiero prima ancora che ne potesse avere uno. Praticamente lo conosceva da prima che nascesse!

L’indomani mattina Pantaleo non abbracciò il nonno, fra loro non funzionava così. Lo prese in giro e a sorpresa gli spettinò i capelli per poi risistemarli simulando con le dita i “denti” del rastrello. Gli occhi del nonno si accesero di gioia, o forse quella strana luce nel suo sguardo preannunciava lacrime di commozione. Non lo sapremo mai.