Ci sono territori che entrano dentro di noi in punta di piedi. Non servono grandi monumenti o scenari esotici: basta un profumo nell’aria, il frinire delle cicale tra gli ulivi, un sorso d’olio su una fetta di pane abbrustolito. La Puglia è così: discreta e intensa, capace di insinuarsi nella memoria senza clamore, ma con tenacia.

E proprio perché certi luoghi non si possono chiudere in una cartolina o in una foto, esiste un modo più profondo per portarli via con sé: scegliere un oggetto che non si conserva, ma che si consuma con gratitudine. Come l’olio extravergine d’oliva.

Un ricordo che parla la lingua della terra

L’olio, in Puglia, è il frutto di un’alleanza antica tra l’uomo e l’albero, tra il tempo e il paesaggio. È il risultato di gesti che si ripetono da secoli, ma che non perdono mai la loro dignità: la cura degli ulivi, la raccolta a mano, l’attesa paziente nel frantoio. Un olio ben fatto è, in fondo, una narrazione liquida di tutto questo.

E quando, lontani da qui, lo si versa su un’insalata, su una bruschetta, su un piatto semplice, ecco che accade qualcosa: il gusto riporta indietro. Si rivedono le distese d’ulivi sotto il sole, le mani segnate dei contadini, l’aria che arriva dal mare anche a chilometri di distanza.

C’è chi riempie la valigia con oggetti fragili, inutilizzati per anni. E poi c’è chi sceglie di portare a casa qualcosa che vive nella quotidianità: un gesto ripetuto, che diventa rito. L’olio è questo. Ogni volta che si apre una bottiglia di olio extra vergine, lo si condivide. È un dono che si accoglie a tavola, nelle cose semplici.

E in quelle bottiglie — o negli orci in ceramica, da tramandare o da riempire ancora — non c’è solo olio. C’è un pezzo di identità, di scelta, di stile di vita.

Ricordare un viaggio attraverso tutti i sensi e soprattutto con il palato è qualcosa di diverso: è più intimo, più diretto. Diventa un segno. Un segreto da condividere solo con chi sa apprezzare.

Il filo sottile tra terra e tavola

L’extravergine di oliva come souvenir di un viaggio in Puglia non è un gesto banale. È un modo per tenere legato un luogo al proprio quotidiano, per far sedimentare dentro di sé il senso del viaggio. In un tempo in cui tutto è replicabile, scegliere l’unicità di un prodotto vivo, legato alla stagione e alla fatica della terra, è una forma di rispetto. Per la natura, per chi lavora, per sé stessi.

È anche per questo che, ogni volta che qualcuno viene in visita al nostro frantoio, sento di non offrire solo una bottiglia d’olio, ma un piccolo pezzo della nostra storia. Produciamo olio extra vergine di oliva da oltre 70 anni e per me è sempre una gioia sapere che quell’olio partirà per raggiungere cucine lontane, diventando un ricordo vivo di questa terra. 

Un souvenir diverso dagli altri: non si appende al muro, non resta chiuso in un cassetto. Si apre, si gusta, si condivide. E in quel gesto quotidiano, semplice e profondo, il viaggio continua.